gloriab’s review published on Letterboxd:
Un sogno erotico e una preveggenza.
Dopo aver dato il bacio della morte al Partito Comunista con La classe operaia va in paradiso, Petri si occupa della Democrazia Cristiana qui presentata in un'incarnazione luciferina. Vecchi politici che occupano posti di potere in modo tentacolare, presiedono enti e commissioni, piazzano i figli, organizzano correnti interne per abbattere i compagni, tentano di ammazzare il lavoro e nel privato, in modo maniacale e morboso ma anche autoassolutorio, si attaccano alla croce e alla fede: questi sono i cento e passa fra ministri e sottosegretari che si rinchiudono in convento-bunker per praticare gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola e meditare sul peccato e sull'inferno. In verità stanno anche sfuggendo a un'epidemia che sta flagellando il paese, più come nella Morte Rossa che come nel Decameron, ma la vera pestilenza sono loro e quindi non c'è scampo. La morte s'insinua e riempie la cripta, le stanze, i corridoi, i cunicoli, tutto arredato in modo minimale e a prevalenza di colori freddi salvo lo spuntare della stola viola di Don Gaetano (il Mastroianni che non t'aspetti) e, si capisce, del sangue; la morte è sempre lì e tiene il fiato sul collo dei presenti, che vengono seguiti con la macchina da presa spesso alle spalle. Di fatto Petri sta girando una sorta di horror (richiamato anche nella locandina) e lo sta coniugando al cinema politico italiano, purtroppo soccombente pure quello.
Diventa difficile non abbandonarsi a nostalgie un tantino qualunquiste tipo «in Italia film così coraggiosi non li fanno più» di fronte ai lavori di Petri.