𝐏𝐚𝐨𝐥𝐨 𝐌𝐚𝐜𝐆𝐮𝐟𝐟𝐢𝐧 | 🇮🇹’s review published on Letterboxd:
Il clamoroso successo commerciale de Lo Squalo dà il via al filone dei blockbuster estivi, i quali - nel giro di qualche anno - segneranno la fine del cinema più autoriale e di rottura della New Hollywood. Eppure la sua affermazione è legata proprio al fatto che Steven Spielberg utilizzi appieno i metodi predicati durante la stagione della grande rinascita del cinema statunitense. Il film rappresenta infatti una rivisitazione in chiave moderna e spettacolare di alcuni classici cinematografici del passato, a cominciare dal Moby Dick di John Huston e da Gli Uccelli di Alfred Hitchcock. La forza del lavoro di Spielberg risiede proprio nella sua abilità di riproporre in modo estremamente personale la tradizione del monster movie. La pellicola, che ha una trama molto semplice anche se solidamente costruita (un grande squalo bianco infesta le acque di un piccolo centro balneare del New England, mietendo vittime fra i turisti), costituisce per certi versi l'ideale continuazione di Duel. Anche in questo caso infatti ci si trova dinanzi ad un mostro che dà la caccia all'uomo, con l'oceano al posto delle desolate strade della profonda provincia americana. Come in Duel il film ci parla delle nostre paure ataviche, del terrore selvaggio ed arcaico, del male in sè. I mostri che il cinema di Spielberg utilizza come simbolo, siano essi il frutto di una minaccia tecnologica o naturale, come rispettivamente in Duel e ne Lo Squalo, oppure di una minaccia scientifica o aliena, come più tardi in Jurassic Park e La Guerra dei Mondi, sono sempre totalmente malvagi. Orribili creature assassine, prive di una precisa identità. Ma Lo Squalo rappresenta anche una feroce critica alla società capitalistica americana, pronta persino a sacrificare la vita dei bagnanti pur di non rinunciare agli incassi portati dal turismo estivo. Spielberg narra il tutto con grandissima padronanza tecnica, dimostrando nelle scelte registiche e nella costruzione della suspense di aver fatto tesoro della grande lezione hitchcockiana. Il film - grazie al regista, ma anche al montaggio di Verna Fields - è uno straordinario prodotto di ingegneria cinematografica, che brilla per ritmo, ed assoluto controllo degli effetti e delle reazioni che questi possono suscitare nel pubblico.