The Lighthouse

The Lighthouse ★★★★½

Prometheus, Titani Iapeti filius, qui auxilio Minervae homines ex terra et aqua formavit, generi humano plurimum profuít. Homines vitam feram atque agrestem agebant, quod ignis iis deerat; nam ignis hominibus plus prodest quam ceterae omnes res.

Gli Antichi attribuivano una importanza fondamentale al mito di Prometeo, colui che sfidando gli dei, rubò il fuoco per farne dono agli uomini. Essi infatti trascorrevano un’esistenza vuota, selvaggia, ferina priva di ragione. Prometeo, che amava gli esseri viventi, volle cambiare la loro condizione offrendo loro la cosa più preziosa: la luce.

E quel faro, in quell’isolotto al Nord delle Coste del New England cela un segreto, una luce di conoscenza gelosamente custodita da Thomas Wake, un vecchio marinaio zoppo. Quella luce non offre solo la via alle navi di ritorno ma ossessiona Ephraim Winslow, l’aiutante di Wake, che arde dal desiderio di sapere.

L’urlo finale, davanti alla bellezza del cristallo lucente, annulla l’essere dell’uomo carne, e lo riduce ad essenza riflessa. La potenza che sprigiona quell’incontro respinge l’uomo, vittima del suo desiderio. La carne, umida, fallace, corrotta, non resiste alla perfezione di quella struttura vitrea, contrapposta all’ambiente paludoso e oscuro dell’isola.

Ma Eggers supera il mito e racchiude in un essere trino i soggetti del mito: Ephraim è Wake, e l’aiutante ucciso dallo stesso, e infine Prometeo, condannato all’eterno dolore imprigionato con catene di ferro sul monte Caucaso, e il cui fegato viene divorato dalle aquile e rigenerato per l’eternità nella sofferenza.

L’uomo vive nel dolore impotente di fronte all’immensità della consapevolezza.

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